Supponiamo che, in pendenza di un processo, il difensore di una delle parti scriva direttamente alla parte avversa (non al difensore, proprio alla parte avversaria) e la inviti a passare in studio per studiare insieme il migliore modo di sfruttare una innovazione legislativa che consente la definizione della lite. Un simile modo di fare sarebbe immediatamente censurato dall’Ordine di appartenenza e sarebbe bollato, nella considerazione dei colleghi, come un gesto denotante una certa mancanza di buona educazione professionale.
Cambiano le cose se il difensore che compie questo gesto rappresenta una parte pubblica? Per parte mia, sì, in peggio. Il difensore della parte pubblica ha doveri di lealtà e probità che sono rafforzati.
Invece, in occasione della recente definizione delle liti (il condono disciplinato dal d.l. 50/2017), alcuni miei clienti hanno ricevuto da un ufficio legale dell’Agenzia delle entrate una lettera, in cui si dava notizia alla parte processuale del condono e la si invitava a contattare lo stesso ufficio legale “per ulteriori informazioni”. Nessun riferimento veniva fatto nella lettera all’esistenza di un difensore costituito (e al fatto, che probabilmente, se proprio si vuole andare ad ascoltare i funzionari sul punto, sarebbe opportuno recarsi all’ufficio dell’Agenzia con il proprio difensore).
Poco male, si potrebbe dire. Ogni difensore mediamente diligente aveva già informato i propri clienti e compiuto le valutazioni strategiche; e normalmente un simile incontro con i funzionari dell’Agenzia non avrebbe alcuna utilità.
Infastidisce, però, questa mancanza di sensibilità processuale, questo volere scavalcare un difensore costituito.
Sembra che il nuovo Direttore dell’Agenzia sia interessato a voler smussare alcune asperità nel rapporto tra Fisco e contribuenti: anche attraverso il garbo istituzionale e il rispetto delle funzioni difensive passa la strada del miglioramento dei rapporti con i contribuenti. Aspettiamo miglioramenti in questa direzione, fiduciosi.
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